ANNO 14 n° 120
Peperino&Co.
La cultura, altrove,
è al potere
>>>>> di Andrea Bentivegna <<<<<
31/10/2015 - 02:00

di Andrea Bentivegna

VITERBO - Spesso ci lamentiamo dello stato di abbandono in cui versa la nostra città, sento invocare più polizia e telecamere contro il degrado mentre i politici di turno chiedono il pugno di ferro. Tutto questo mi fa riflettere. Questi provvedimenti servono? In parte sarebbero assolutamente utili anzi auspicabili, ma non bastano. Certo sono misure immediate, tangibili e quindi perfette per un politico che vuole essere eletto alle prossime elezioni, ma poi? Chi vuole fare qualcosa di male lo farà, chi crea degrado non cambierà, si sposterà solo altrove per farlo. Non possiamo blindare il mondo però possiamo educarlo.

Ripenso a questo punto ad una magnifica storia che ho vissuto dall'altra parte del mondo e che è iniziata grazie ad un uomo che si abbassato i pantaloni per mostrare il proprio culo al mondo.

Bogotà nei primi anni novanta era considerata, a ragione, una delle peggiori città del pianeta. Ogni anno morivano circa 3600 persone assassinate (una media di 10 omicidi al giorno), i rifiuti erano ovunque e il traffico impazzito nelle strade erano solo gli aspetti più evidenti di un vero e proprio inferno. Provate a mettere delle telecamere per la sicurezza in un posto del genere e avrete solo più omicidi da trasmettere in tv.

A questo punto, ad un passo dal baratro, la splendida follia di un uomo salvò la città. Antanas Mockus era allora il rettore della Universitad Nacional, il più importante ateneo del paese. Pensate ad un rettore di quelli a cui siamo abituati, fatto? Bene dimenticatelo.

Un giorno di fronte a duemila studenti inferociti che non lo lasciavano nemmeno parlare il rettore Mockus si abbassò i pantaloni e mostrò il fondo schiena. Improvvisamente il silenzio calò sulla sala, gli studenti rimasero senza parole. Aveva risposto alla violenza con un cortocircuito e improvvisamente fu rispettato da quei ragazzi che fino a pochi istanti prima lo sbeffeggiavano.

Naturalmente la cosa suscitò polemiche a non finire e il rettore dovette dimettersi dal suo incarico.

Ma è a questo che si verifica la seconda sorpresa. Quello che doveva essere infatti un autogol mediatico si tramutò al contrario in un inatteso colpo di genio e Mockus si ritrovò ad essere identificato dalla gente come la risposta pacifica ed irridente alla violenza che dominava il paese.

Dodici mesi dopo Antanas Mockus venne eletto sindaco di Bogotà sbaragliando a mani bassi la concorrenza di qualsiasi politico.

In genere a questo punto siamo abituati a vedere le grandi speranze elettorali infrangersi contro il realismo della politica in perfetto stile Obama Yes We Can. Stavolta, ancora una volta sorprendentemente, le cose andarono in un altro modo e Mockus fece incredibilmente rinascere la città più pericolosa del mondo.

Che avrebbe fatto qualsiasi altro sindaco a Bogotà? Probabilmente avrebbe dislocato per le strade 35.000 soldati armati fino ai denti per ristabilire la sicurezza. Bene 'El loco Antanas' chiamò invece dei mimi.

Si avete capito bene dei mimi, quelli che si esibiscono per strada. Ne chiamò circa 500 ad ogni incrocio della città ad esibirsi per far capire con il sorriso ad automobilisti e perdoni come rispettarsi a vicende.

Quando ho sentito questa storia ero allibito. Qua ci sono più omicidi in 24 ore che in una stagione della Signora in Giallo e questo pensa ai mimi agli incroci?

Beh i mimi in un anno fecero quello che a Viterbo sembra oggi un’utopia: insegnarono il rispetto.

In 12 mesi il 72% degli automobilisti e il 76% dei pedoni rispettava il codice della strada.

Mi direte che un conto sono gli incroci un conto la violenza. Sì è vero, ma Cultura Ciudadana, come la chiamano là, non fa distinzioni, tutto è educazione. Non ci sono priorità.

Ma non ci si fermò ai mimi. Furono innumerevoli le iniziative non convenzionali.

Ne fu promossa, ad esempio, una per il disarmo volontario: a chiunque consegnasse un'arma da fuoco veniva rilasciato un buono per acquistare regali di natale. il risultato in tre settimane fu che ben 2538 armi da fuoco furono ritirate e distrutte. Niente male.

E ancora per impedire la violenza domestica sulle donne fu imposto un coprifuoco che impediva di uscire di casa dopo le dieci di sera. Si ma questa norma valeva solo per gli uomini. Improvvisamente le serate di Bogotà si riempirono di donne che fino a quel momento erano costrette a casa.

Potrei continuare ancora per molte e molte righe ma la cosa più importante è che oggi, a distanza di vent'anni, Bogotà è rinata. E' una città dinamica, non priva di problemi, ma assolutamente vivibile e piacevole.

Il motivo per cui ho raccontato questa vicenda, che solo apparentemente non riguarda Viterbo, é perché sono convinto che, soprattutto in questo momento, l’educazione e la cultura possano essere una via d’uscita anche per la nostra città e io suoi problemi che, a confronto, sono ben più facilmente risolvibili. Non con soldi e investimenti ma da noi. La risposta è nell'educazione. Un processo lungo che necessità di anni ma che è l'unico possibile per aver un successo definitivo. Non servono (solo) telecamere o poliziotti servono Cittadini.

Tante, troppe volte abbiamo sentito dire dai politici succeduti in vent’anni che Viterbo deve puntare sulla cultura, il nostro petrolio dicono. Si sono organizzati eventi, rassegne, iniziative si è tentata persino una goffa candidatura a Capitale Italiana ma, di fatto, ancora oggi siamo al punto di partenza anzi un pure po’ più indietro.

E’ ovvio che la cultura sia una risorsa meno ovvio è capire cosa si intenda con questa parola. Non eventi, o non solo quelli e più educazione cittadina forse sarebbe una ricetta veramente culturale.

 





Facebook Twitter Rss